La definizione di
un'imposta provvisoria, nei giorni di feste intorno al Natale, aveva
già sollevato sufficienti polemiche. Nella sera di martedì, l'Agenzia dei
Monopoli ha pubblicato il risultato dei test di equivalenza tra fumo
elettronico e tradizionale. Ha così fissato, come prevedeva la determina provvisoria del 24 dicembre e ancor prima il decreto di riordino della tassazione sulle sigarette,
l'importo definitivo dell'imposta di consumo sui liquidi per sigarette
elettroniche a 3,37344 euro ogni dieci millilitri. La valutazione
iniziale e provvisoria era di 3,33 euro.
Alla notizia,
Anafe-Confindustria, l'Associazione Nazionale Fumo Elettronico, ha
rilasciato un comunicato nel quale esprime "profondo sconcerto e
rammarico per una decisione che, come paventato da mesi, distruggerà del
tutto la competitività di un settore ormai considerato un'eccellenza
italiana in tutto il mondo. Il provvedimento", afferma il presidente
Massimiliano Mancini, "è stato emanato sulla base di discrezionali
interpretazioni di norme tecniche ed è fondato su discutibili protocolli
- privi di basi scientifiche - di calcolo del consumo medio delle
sigarette tradizionali e dei liquidi da inalazione".
L'Anafe, che
lamenta anche la tempistica di queste norme (ieri è stata pubblicata a 5
ore dalla scadenza prevista nella determina provvisoria), parla di "una
totale mancanza di rispetto nei confronti di aziende che danno lavoro e
pagano le tasse".
Una simile protesta arriva anche dalla
Fiesel, che rappresenta i negozianti dello svapo. Secondo gli esercenti,
"il Governo ha pensato bene di provare ad aggirare i vizi di
incostituzionalità, già rilevati dal Tar, definendo un'equivalenza
tra le sigarette tradizionali e quelle elettroniche. Quantificare in
poco meno di 40 secondi il consumo di una sigaretta e da questo
parametro far derivare un'eguaglianza proporzionale per i nostri
prodotti, supera ogni possibile comprensione", commenta il presidente
Massimiliano Federici.
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